
Un consulente finanziario che intervista un trader. Niente, fa già ridere così. Sembra quasi un controsenso, un’imboscata, una trappola; nell’immaginario comune consulenti finanziari e traders sono agli antipodi, come il diavolo e l’acqua santa (decidete voi chi deve fare il diavolo e chi l’acqua santa.)
Siamo abituati a ragionare per categorie: il consulente finanziario è il braccio armato della propria banca, che vende i fondi della casa a tutto spiano, e il trader è un tizio strano che se ne sta attaccato ai monitor tutto il giorno, facendo “click click” per diventare ricco sulle oscillazioni giornaliere dei mercati.
In realtà, almeno in questo caso, la storia è un po’ diversa.
Questo consulente lo conoscete già, o almeno mi auguro, se siete su queste pagine. Un tizio strano, iper critico con l’industria della finanza, appassionato di numeri, curioso di quello che sta dietro le quinte, misantropo.
Il trader è un tale che vive in Inghilterra, e che predica dalle pagine del suo blog che vanno fatte poche operazioni e di lungo respiro.

In comune hanno la passione per i mercati, la convinzione che ad investire si possa imparare, l’idea che il mercato sia prima di tutto la somma delle emozioni dei vari operatori che lo compongono.
Da qui la mia idea di intervistare un trader, uno che senza la tipizzazione per categorie a cui siamo abituati si potrebbe tranquillamente definire un investitore, uno che è abituato ad osservare il mercato da vicino, per provare a trasmettere da queste pagine un po’ di quello che ha imparato in tanti anni.
Cosa differenzia un trader da un investitore?
La loro psicologia.Questa è la risposta breve.
E la risposta lunga?
La risposta lunga è che un vero trader e un vero investitore hanno più caratteristiche in comune di quanto si pensi. Le differenze invece sono minime e tutte solo sul lato pratico e emotivo. Entrambi hanno lo stesso scopo, cioè guadagnare nei mercati finanziari. La linea sottile che separa questi due soggetti è sicuramente data da due variabili: il tempo e la motivazione finale.
Se infatti nel caso di un investitore la motivazione personale è, in un arco di tempo abbastanza lungo, quella di creare rendite e dividendi per un obiettivo specifico che varia da persona a persona, nel caso di un trader è quello di provare a capire in base ad analisi di vario tipo se il prezzo di un determinato sottostante abbia più probabilità di apprezzarsi o deprezzarsi nel futuro prossimo, e quindi speculare da questa differenza di prezzo.
Vedi, credo che i media da una parte e gli stessi traders, consulenti e investitori dall’altra abbiano fatto parecchia confusione a riguardo. Si parla di speculazione, un termine molto più vicino al trading che non all’investing, come il male assoluto, e di consulenza come la panacea di tutti i mali. Sappiamo bene che non è cosi.
Speculare e investire non è pericoloso. Ciò che è pericoloso è cercare di farlo senza conoscenza. Così come è pericoloso speculare cercando di anticipare movimenti futuri e che lo si faccia attraverso un grafico o attraverso un’ analisi di tipo fondamentale fa poca differenza.
Hai parlato di vero trader e vero investitore, cosa intendi?
Sapevo che me lo avresti chiesto. Le mie analisi erano corrette.
Ho iniziato la mia risposta dicendo che la vera differenza tra un trader e un investitore è la loro psicologia.E da questo punto di vista mi ritengo più un investitore che un trader. Intendo dire che la differenza tra chi i soldi li guadagna e chi i soldi li perde è un discorso di mentalità. Questo è ciò che fa di un soggetto un investitore, non lo strumento che utilizza per raggiungere il suo scopo. Se una differenza esiste è quella tra un investitore e uno scommettitore. Non si può essere entrambi, ma si può essere un trader e un investitore contemporaneamente.
Come si formano i trends di mercato, cosa li alimenta e cosa li fa terminare?
Dal punto di vista pratico i trend si formano per un solo ed unico motivo, è matematico e viene dalle NET Position.
Il prezzo di uno strumento e quindi la nascita di un trend non sono altro che il risultato delle emozioni e delle aspettative degli operatori che ne fanno parte. Attenzione, ho detto il risultato delle emozioni e delle aspettative, non il risultato dei dati macro-economici. Lascia che mi spieghi. Immagina un’ ipotetica partita di calcio il cui risultato è decretato solo in base a due variabili: la prima è che il numero di persone che scommette che una squadra vinca è maggiore rispetto a chi scommette che la stessa squadra perda, l’altra è la somma di denaro di quelle scommesse a favore di un risultato o dell’altro. Non conta
quanto giocherà bene una squadra rispetto all’altra né quanti goal segnerà, dipenderà solo dalle due variabili che ho citato. L’arbitro non farà altro che dirigere la partita. Nei mercati finanziari funziona alla stessa maniera. C’è un arbitro che per esempio svaluta i tassi di un Paese, o richiede la produzione di un bene o servizio fuori dalla media e come in una partita di calcio ci sarà sempre qualcuno che interpreterà questi dati in maniera totalmente diversa rispetto ad un’altra persona. Queste interpretazioni che non sono altro che emozioni e aspettative vengono riportate nei mercati. Ecco come nascono venditori e compratori. Oggi per esempio siamo in grado di sapere quante possibilità ci sono che un Paese modifichi i tassi di interesse nel prossimo anno e questa aspettativa è scontata quotidianamente dal mercato.
Oppure prendiamo per esempio AMD una società specializzata nella produzione di semiconduttori. Bene, questa società ha avuto Earnings (Utili per azione) negativi dal 2014 al 2016 e parte del 2017, eppure è cresciuta del 700% in 12 mesi.
Ecco perché sono convinto che l’analisi fondamentale a meno che ti chiami Warren Buffett sia un modo molto difficile di investire nel lungo termine. E’ soggetta a interpretazioni personali e per quanto bravi a leggere e interpretare questi dati, ciò che conta è se, presi tutti gli operatori che comprano e messi su un piatto della bilancia e presi tutti gli operatori che vendono e messi sull’altro piatto della bilancia, l’ago tende dalla parte dei compratori o dei venditori e quindi se sul quel mercato ci sono più soldi investiti in acquisto o in vendita. Inoltre non è detto che a un driver economico che oggi ha una certa importanza venga dato lo stesso valore tra un anno o due. Qualcuno si ricorda ancora del “Quantitative Easing” e del “Whatever it takes” di Draghi?! Il prezzo invece è l’unica cosa che rimarrà sempre.
Questo porta alla seconda domanda: cosa alimenta i trend. In realtà questo è un processo che io chiamo di doppia auto-alimentazione e qui entra in gioco la finanza comportamentale e l’atteggiamento degli “Econs, superuomini in grado di scegliere razionalmente secondo il modello perfetto e tutti noi, gli “Humans” citati da Thaler. Ecco, la sfida dell’interpretazione dei dati economici viaggia su questo binario. Prendiamo come esempio un trend rialzista. Quando i compratori vedono il prezzo salire e le loro posizioni andare in profitto diventano fiduciosi che i mercati continueranno a salire, quindi aumentano le loro posizioni portando quelle precedenti a break-even mentre i venditori vedono le loro posizioni chiudersi e andare in perdita. Quando una posizione in vendita si chiude in realtà dall’altra parte c’è una nuova posizione in acquisto che va a mercato alimentando il trend rialzista. Guidati dalla paura di perdere profitti in quel trend che si sta formando, i venditori “girano” le loro posizioni e iniziano ad
acquistare ciò che fino a poco prima stavano vendendo. Così parte questo processo di doppia auto- alimentazione dei trend fino a quando, e giungiamo alla parte finale della tua domanda, un numero importante di investitori istituzionali pensa che per qualche motivo il prezzo di quel sottostante non possa andare oltre e pian piano iniziano a liquidare le proprie posizioni, vendendole. Se il numero di questi investitori è elevato il trend inizierà ad invertire, altrimenti andrà ad affrontare un periodo di indecisione comunemente detto “trading range” o consolidamento.
Quali sono le regole di base a cui un trader deve attenersi, per non ricadere nella pletora di coloro che bruciano i conti?
Investire è un processo che somiglia più a un business che a un evento. Quindi pensare a lungo termine è sicuramente la chiave principale del successo.In maniera del tutto probabilistica è semplice pensare che continuando a bere whiskey alle 7 del mattino per i prossimi 12 mesi potresti ritrovarti con il fegato ingrossato, mentre è molto difficile sapere cosa accadrà domani mattina con lo stesso bicchiere di whiskey.
Nel mio quasi decennio di trading su qualsiasi mercato ci sono stati due eventi specifici che mi hanno portato dall’essere un trader brucia conti a diventare un trader che i conti li vede crescere anno dopo anno.
Il primo è l’incontro con il mio mentore che mi ha aperto la strada al Trend Following e un modello da seguire. Da li in poi ho studiato i migliori al mondo e creato una strategia che si adattasse a un (ex ormai) manager con 60 ore di lavoro alla settimana. E con lui ho imparato l’importanza di utilizzare software professionali. Lo so anche io che esistono i software gratis ma se pensate che Soros o dentro Goldman Sachs abbiano la MT4, ho una brutta notizia per voi…
L’altro evento è stato passare letteralmente da un anno all’altro dal bruciare i conti a guadagnare a doppia cifra percentuale. E questo porta a quello che è forse il consiglio più importante ovvero avere un piano, una strategia comprovata, che funziona nel lungo termine e rispettalo fino alla fine. Le perdite ci sono e ci saranno sempre, ma con la corretta strategia di trading e il giusto tempo è possibile guadagnare molto di più di quanto si è perso negli investimenti sbagliati. Studiamo le probabilità e se esiste un fattore che non cambierà mai sono le emozioni delle persone e come gli esseri umani reagiscono a esse. Dopo milioni di anni il nostro corpo produce ancora adrenalina come nella preistoria, con lo scopo di dire al nostro cervello in un millesimo di secondo “combatti o fuggi”. Nessuno ha la sfera di cristallo. Ma con tanta disciplina i risultati arrivano.
Intervista a Gian Massimo Usai curata da Fabrizio Monge per risparMIOamico
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Fabrizio Monge
Consulente finanziario dal 2001, appassionato di finanza comportamentale, modelli quantitativi e processi di innovazione. Ho fondato il blog www.gestionecapitali.com e collaboro con Investors' Magazine, Italia Funds People e Targatocn con la rubrica #finanzasemplice.